OLIVETTI E LA SUA EREDITA’ [ndr]

Verona, l’azienda che costruisce un condominio di 40 stanze per i dipendenti: «In questo modo non li perdiamo, non possono spendere 800 euro al mese». David Berti, ad di Europlan, gruppo da 60 milioni di ricavi l’anno: «Dobbiamo essere attrattivi in un’epoca in cui è già difficile reperire figure professionali adatte». Mentre Confindustria lancia il suo piano e le istituzioni meditano sul da farsi, c’è chi, pressato dall’urgenza, si dà da fare in proprio. È il caso di David Berti, amministratore delegato (e tra i soci proprietari) di Europlan spa, con sede a Bardolino, sul Garda, gruppo veronese da 60 milioni di ricavi annui grazie alla gestione di cinque hotel e 17 strutture extralberghiere.

Cosa avete deciso di fare?
«Abbiamo acquistato un terreno non distante dal lago, in territorio comunale di Affi, dove costruiremo un condominio per i nostri collaboratori, dipendenti fissi o stagionali che siano. In tutto sono 500, più o meno equamente distribuiti. È una risposta parziale, ma è già qualcosa».

Un condominio?
«Una struttura da una quarantina di alloggi, alta tre piani, dotata di camere singole e doppie. E di tre cucine caratterizzabili secondo le diversità culturali e religiose di chi le frequenterà. Stiamo pensando, una volta che sarà entrata in funzione, di mettere anche a disposizione servizi di shuttle verso i luoghi di lavoro, cioè i nostri alberghi».

E quando entrerà in funzione?
«Se tutto va bene e non ci sono intoppi burocratici, potremmo mettere in moto la gru tra qualche settimana, a dicembre, per inaugurare la palazzina alla fine del 2025. Speriamo».

Cosa teme?
«Ci sono sempre difficoltà. Basti pensare che non mi risulta sia prevista, nella legislazione italiana, una tipologia abitativa di questo tipo. Ci sono gli studentati e le foresterie, ma sono cose diverse. E poi, in generale, bisogna superare nel territorio anche una certa diffidenza verso chi arriva da fuori. Non c’è cosa più sbagliata: dobbiamo preoccuparci del contrario, perché il cambiamento in atto è epocale. Abbiamo bisogno di lavoratori stranieri e questo è il modo per costruire percorsi di qualità per l’immigrazione».

Perché avete rotto gli indugi, affrontando una spesa che supera i due milioni e mezzo?
«Perché tutto è cambiato nel nostro mondo dopo il Covid. L’alloggio come benefit per il lavoratore dei nostri alberghi c’è sempre un po’ stato: ma prima ci arrangiavamo con pochi alloggi sparsi un po’ qua e là, sufficienti a coprire quel 20% di lavoratori fuori sede sul totale dei nostri addetti».

E ora?
«Quella percentuale si è triplicata. Se noi siamo arrivati a costruirci da soli la struttura per ospitarli, è perché dobbiamo essere assolutamente attrattivi in un’epoca in cui è già difficile in partenza reperire figure professionali adatte. E lo sappiamo: se un giovane si trasferisce altrove oggi deve affrontare costi insostenibili per uno stipendio. Chi può permettersi tra loro un appartamentino a 800 o mille euro al mese, che è il minimo in una zona come quella del Garda?»

Articolo di Claudio Trabona – Corriere on line 24.11.24